Sunday, July 30, 2006

Shorts vs. minigonna

Madame Coco Chanel disse, con ottimistica eleganza, che le gambe delle donne non invecchiano mai; è ovvio a tutti noi che non è, nella realtà quotidiana, proprio così. In queste giornate estive dove il caldo e l’afa sta attraversando senza tregua l’intera penisola, e dove la siccità ormai tocca livelli mai raggiunti negli ultimi 30 anni, tanto da preoccupare la Coldiretti che stima in centinaia di milioni di euro i danni gravanti sulle campagne italiane, nelle città e nelle località balneari impazza un capo d’abbigliamento femminile che mai come ora aveva trovato così ampio seguito: gli shorts. Sdoganati dalle donne più in vista nelle reti televisive e nei giornali: Gisele Bundchen, Naomi Campbell, Kate Moss, Jessica Simpson, Charlize Theron, Fergie la grintosa cantante dei Black Eyed Peas, Lindsay Lohan, Gwyneth Paltrow, Gwen Stefani, Kate Bosworth e la pop star inglese Nicola Roberts tanto per citare qualche nome, e naturalmente sdoganati anche della presentazione dagli stilisti di moda in molte passerelle internazionali, si può proprio dire che gli shorts sono la moda di questa estate 2006. C’è chi li indossa un po’ sopra il ginocchio, chi a metà coscia, chi invece qualche dita sotto i glutei; l’imperativo però sembra solo essere: «La cosa importante è indossarli!» . Sì, perché un capo d’abbigliamento che sembrerebbe più per il tempo libero che per i ricevimenti mondani ed eleganti, è stato visto indossato in galà d’ogni genere. E’ da qualche anno, invece, che la minigonna ha festeggiato le sue quaranta candeline; era alla fine degli anni cinquanta quando la sarta inglese Mary Quant, tra l’imbarazzo dei cittadini e la disapprovazione dei benpensanti, ebbe il coraggio di dare i natali all’indumento che segnò un’epoca. Un periodo storico nel quale la donna iniziò a chiedere il giusto spazio, affermando il proprio diritto di essere. E allora la minigonna diventò per tutte le donne il simbolo di una emancipazione gridata a gran voce, una sfida alla società di quel tempo: l’uso delll’arma della femminilità per scardinare in modo non violento atteggiamenti ed ideali oramai anacronistici. Qualche anno prima ci aveva pensato Hugh Hefner che, sfidando l’America puritana del 1953, mandò alle stampe il primo numero del magazine Playboy. E non si può nemmeno dimenticare la regina delle pin-up Bettie Page che sempre negli stessi anni 50 incarnò la rivoluzione sessuale divenendo l’icona e la pioniera della libertà sessuale. Oggi la minigonna non rappresenta più quel forte veicolo ideale che un tempo aveva, ma è entrata a far parte della normale espressione della vita quotidiana di ogni donna. In quasi mezzo secolo gli stilisti si sono sbizzarriti nella creazione e nella loro personale interpretazione di questo minuto pezzo di stoffa, rigenerando così ogni volta l’oggetto simbolo della femminilità. A perer mio, modestissimo ma convinto, gli shorts esaltano solo delle belle gambe, quando queste ci sono, ma però non hanno nulla da dire. Gli short sembrano l’imitazione più corta dei bermuda maschili, la minigonna invece è la donna. No, no, questi pantaloncini corti non mi convincono, non avranno vita lunga, tra una o due estati ritorneranno mestamente tra le pareti domestiche; mentre la minigonna continuerà con la sua presenza trionfale a vestire la donna.
Copyright © 2006 by Aljosha Pasquali

0 Comments:

Post a Comment

<< Home