Monday, July 24, 2006

Indulto: atto politicamente scorretto?

In una intervista rilasciata a La Stampa l’ex magistrato Gerardo D’Ambrosio, oggi senatore dei Democratici di Sinistra, sottolinea con fermezza la sua posizione nettamente contraria verso il provvedimento d’indulto che da molto tempo anima il dibattito parlamentare italiano. Non usa giri di parole l’ex Procuratore capo della Procura della Repubblica di Milano: «Sapete quanti? Secondo i miei calcoli, almeno centomila sentenze verranno cancellate: 35 mila dovrebbero essere i detenuti che sono in cella con condanna definitiva fino a tre anni, altri 70 mila hanno la sentenza sospesa in attesa di decisioni del tribunale di sorveglianza». E continua nella risposta al giornalista Francesco Grignetti: «Più c’è da considerare che molti, cancellati tre anni di pena, scenderanno sotto la soglia che li farà ammettere alle pene alternative: tanti altri che usciranno di carcere. Insomma sarà un bel colpo di spugna sulle sentenze, non c’è che dire. Si vanifica un gran lavoro della magistratura». E allora D’Ambrosio vede in altri interventi di natura strutturale il miglior modo per portare una possibile soluzione ai problemi della giustizia: «Ho appena presentato una proposta di legge per abrogare gli articoli della Bossi-Fini che portano in carcere i clandestini che non hanno rispettato l’ordine di espulsione. Gente che di sicuro non è pericolosa. A leggere i dati ufficiali, l’anno scorso sono stati 11.500 gli extracomunitari che sono passati per il carcere. E molti di più diventeranno in futuro perché è tipica materia di reiterazione. Eppure pochi sanno che negli Stati Uniti, dove c’è un enorme problema di immigrazione clandestina, con il loro sano pragmatismo, non hanno mai pensato di mettere i clandestini in carcere. Ovvio: costa molto meno riaccompagnarli a casa che tenerli in cella. A proposito, un altro dato ufficiale: ogni detenuto costa allo Stato 3500 euro».
Un’altro fermo oppositore alla proposta di indulto è l’ex Pubblico Ministero Antonio Di Pietro. Scagliato come un macigno sul capo del Ministro delle Infrastrutture è arrivato l’editoriale di Liberazione firmato da Rina Gagliardi dal titolo esplicito: “E’ Di Pietro la vera “mina vagante”. Il giornale del Partito della Rifondazione Comunista da sfogo alla sua insofferenza verso l’atteggiamento del partito dell’ex pm: «L’Italia dei Valori sta portando avanti scelte che destabilizzano, nei fatti e forse anche nelle intenzioni, l’esecutivo». E rincara la dose marcando un atteggiamento d’«inflessibilità giudiziaria che sconfina nell’accanimento giustizialista». Ma Di Pietro non ci sta a quello che per lui risulta come un patto sciagurato tra l’Unione e Forza Italia (che inserisce nel provvedimento d’indulto anche i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione): quello che invece Europa, l’organo della Margherita, tiene a precisare di trattarsi di «un accordo non “inciucio” sull’indulto», e si prepara a sospendere la sua attività di governo per manifestare domani davanti a Montecitorio per ribadire il suo «dissenso da cittadino verso un atto politicamente scorretto».
Copyright © 2006 by Aljosha Pasquali

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