Toni Zarpellon: l'armonioso sentiero della ricerca
Ho sfogliato, con fervido piacere, il volume nel quale è raccolta la produzione artistica del biennio 2004 – 2005 del pittore Toni Zarpellon .Mi ristora, come un viandante che prende riparo dagli scrosci d’acqua di un temporale settembrino, il varcare la soglia d’un verziere dove la familiarità di scorci utoici mi rende ammaliato e compiaciuto; è un rinascimento della Natura che si abbevera da una sconosciuta sorgente e si alimenta e rigermoglia da essa. L’armonioso e candido sentiero della ricerca, com’io mi permetto di nominarlo, nella sua Spazio mentale (2005) c’invita a gettare sul verde prato le nostre vesti e camminando scalzi a percorrerlo sin oltre la collina dove qualche cosa d’altro ci attende: insomma una metamorfosi dell’uomo in natura; una sorta di inverso passaggio, ma dalle medesime risultanze, che le Cave di Rubbio si eleggono a prodigiose interpreti: la roccia si fa carne è energia e ha parti vitali.Il tutto è un’unica concentrazione alchemica con il quesito che alberga nel Volto di donna (2005): dove lo sguardo contratto e pensoso s’intreccia indissolubilmente con il segno vorticoso delle matite colorate, dove anch’esso sembra la metafora di una riflessione inquieta in quanto concitazione affollata d’idee.La risposta dell’interrogativo: “Cosa vuol dire esserci?”, sembra trapelare senza indugio dalla intera sua produzione presente e passata volta alla ricerca, all’investigazione, allo spingersi oltre. La natalità dell’approccio: dove ogni cosa viene osservata con curioso stupore ed elaborata come proiezione del proprio essere, appare una condizione nodale ed irrinunciabile: spogliarsi delle sovrastrutture collettive per riscoprire quello che già si conosce.In una morte del sapere atrofico, esso cagione d’imprudente cecità, sembra esserci il nettare di una rinascenza individuale: trovare nella condizione originale il limo che genera fertilità; la Natura ricrea l’Uomo perché parte di essa. L’Umiltà allora sembra essere l’atteggiamento attraverso il quale la Testa esplosa (1981) può iniziare la sua lenta ricomposizione, e la Natura accompagna questa resurrezione individuale con le sue stagioni, con i suoi giorni e con le sue notti, con i suoi profumi ed i suoi colori.
Copyright © 2006 by Aljosha Pasquali
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