Monday, July 03, 2006

Lycaste

Postfazione di Mario Stefani

Diceva Oscar Wilde ne: Un marito ideale, che: “Essere naturali è una posa così difficile da mantenere”. Aljosha Pasquali è nelle sue poesie, è oltre che naturale, disarmante, per un certo candore insito in esse. Non che non ci sia una consapevolezza della poesia nel verso, della condizione amara di vivere ogni giorno, con tutto il peso che questa affermazione comporta.Ricordo: “Frugai nei detriti del tempo/Lasciati dal vostro scialacquare/Mentre voi incuri/Dormivate al gelo dell’indifferenza”. Ed ha tutte le corde la sua cetra, perché passa dall’invettiva al canto trasognato e puro: “E la lieve voce del vento/Intonava una sublime musica/E da lontano una voce a me conosciuta/Salutava con gioviali sussulti... “Così passa al verso deciso e corrucciato, quasi invettiva: “Non odo trasparire l’affilato stelo/trafigge l’espressione/che caduta al margine/profuma l’agghiacciante reo/Cortei di avidi meschini…” E quando il verso si fa “cattivo”, diventa di significato più oscuro, più misterioso, quasi profetico alla Holderlin.I temi del suo poetare sono classici, il desiderio d’amare, la disillusione per la vita e i doni che essa offre, la morte come riflessione pensosa di una condizione umana, e la simbolicità delle poesie viene espressa anche dall’indice e dal posto che dette poesie occupano nella consecuzialita dei sentimenti esposti: 5756- 1996, poi Luco... il bosco sacro dei Romani, poesia sviluppata secondo argomenti, Glamour, sensazioni verso la donna e la femminilità, e poi Una trasversalità, dove c’è il bisogno di distaccarsi dal verso, un bisogno di essere e non essere, in un apparire che va oltre il sembiante e il visibile.C’è il dire e il non dire della parola, quasi affresco, immagine di un animo che vuole confessarsi con pudore. Così il poeta: “Soffermi lo sguardo gustoso dolciume/le acque dal lago son’ olio/inspiro ad una ad una l’essenze vaporose/al tatto inconfondibile fresco m’induci/senza lacca al vento come le rondini/sciolti presagi d’un portale/che s’apre innanzi”. Lo scarto del verso, in ultima, si fa strano, imprevedibile, originalissimo. E di sapore improvviso classico, quasi uno squarcio tiepolesco, appaiono versi: “A me rivolta/S’incammina con passi eleganti/In compagnia di una bianca sporta/Se ne va su”. Un verso leggero, anzi lieve ma profondissimo e pieno di intime musicalità, di echi, di sapori antichi. Insomma Pasquali ci fa sembrare attraverso la sua poesia degna di essere vissuta la vita, interessante, curiosa nella sua quotidianità, mai noiosa, alettante, e di ciò lo ringraziamo, perché senza la sua parola magica, non ne saremo tanto sicuri.

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